Alla scoperta del caffè: tra mito e tradizione

Alla scoperta del caffè: tra mito e tradizione

Quando si cerca di definire la storia del caffè, realtà e fantasia si intrecciano fino a non poter trovare una linea di confine. Attorno all’origine del caffè sono nati infatti diversi miti e leggende che raccontano come questa bevanda, oggi tra le più diffuse e consumate al mondo, venne scoperta.


Una delle più antiche leggende sulla scoperta del caffè ha come protagonista Kaldi, pastore originario dell’altopiano etiope di Caffa.


Il mito racconta che il giovane, un giorno, non vedendo tornare dal pascolo le capre di cui si occupava, decise di uscire e andarle a cercare. Quando le trovò si accorse di alcuni strani comportamenti: le capre sembravano agitate, cariche di energia come non lo erano mai state. Cercando di capire il perché di quel curioso comportamento, Kaldi si accorse che le bestiole si stavano cibando delle foglie e dei piccoli frutti rossi di un arbusto che era molto diffuso in quella zona, ma che fino a quel momento non aveva mai notato.


Kaldi decise quindi di portare le bacche dagli strani effetti eccitanti al monastero di Chehodet per chiedere informazioni ai monaci, i quali però, a loro volta, erano del tutto ignari del frutto e dei suoi effetti. Per fare chiarezza sulla questione i monaci decisero di preparare e bere un decotto che alleviò loro la stanchezza e il sonno, permettendo loro di affrontare con molta più lucidità anche le lunghe notti di veglia e preghiera.

La bevanda così ottenuta venne chiamata “qahwa” (“che stimola” e “che tiene in alto”) in virtù delle sue proprietà stimolanti.


Un secondo mito di origine popolare parla di Omar “il guaritore”.


La leggenda vuole che l’uomo, bandito dalla città di Mocha, per non morire di stenti decise di cibarsi delle bacche rosse di alcuni arbusti che si trovavano vicino alla grotta nella quale aveva trovato riparo.


Provò ad assaggiare i frutti facendoli bollire in acqua, ma risultarono talmente amari che li buttò; Omar decise allora di dissetarsi con il decotto ottenuto, e il risultato fu una sensazione di rinvigorimento e ristabilizzazione.


Per essere certo che quegli effetti derivassero effettivamente dall’assunzione di quella bevanda decise di somministrarla ad un vecchio pellegrino debilitato, il quale si sentì subito fortemente ristabilito. Sparsasi la notizia della straordinaria scoperta, Omar venne richiamato a Mocha con tutti gli onori.


Un’altra leggenda che popola i libri è quella che racconta l’aneddoto secondo il quale il caffè venne portato in dono dall’Arcangelo Gabriele a Maometto per sconfiggere la malattia del sonno che lo stava debilitando. Secondo il mito, subito dopo aver bevuto l’infuso “divino” Maometto recuperò forza e salute e fu in grado di disarcionare 40 uomini e far felici 40 donne.

Anche Omero, secondo alcuni studiosi, narrò di una bevanda riconducibile al caffè, quella bevanda amare “utile contro i dispiaceri, i rancori e la memoria dei dolori” che Elena aggiunse al vino dei commensali di Menelao per asciugarne le lacrime.

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